La Stampa tampografica è un procedimento di stampa indiretto , che permette di riprodurre, in modo semplice e con elevata fedeltà e risoluzione, disegni, scritte e decori sia su superfici piane che su superfici concave, convesse o comunque irregolari. Sostanzialmente si potrebbe definire come un sistema che permette di trasferire immagini e grafiche 2D su oggetti e superfici 3D. Per mezzo di un tampone morbido e flessibile (generalmente in silicone) un film di inchiostro indelebile viene trasferito da una piastra incisa in acciaio o in fotopolimero (cliché tampografico) sulla superficie del supporto. La superficie di stampa può essere non planare grazie al tampone di stampa morbido che si può adattare facilmente alle diverse forme su cui viene pressato. La tampografia permette di stampare con una definizione superiore alla serigrafia, consentendo la riproduzione dei tratti più sottili con nitidezza, anche a più colori e stampando “bagnato su bagnato”. Si possono infatti ottenere ottime stampe anche in quadricromia, utilizzando retinature sui cliche (soprattutto quelli in fotopolimero), simili a quelli utilizzati per la litografia.La stampa tampografica viene soprattutto utilizzata per la stampa su oggetti di piccole dimensioni, come penne personalizzate, portachiavi, ecc.

La Serigrafia o Stampa serigrafica è una tecnica di stampa di immagini e grafiche su qualsiasi supporto o superficie mediante l’uso di un tessuto (tessuto di stampa), facendo depositare dell’inchiostro su un supporto attraverso le aree libere del tessuto. Il termine “serigrafia” deriva dal latino “seri” (seta) e dal greco “grapho” (scrivere), dato che i primi tessuti che fungevano da stencil erano di seta. La serigrafia come tecnica artigianale e industriale è stata adottata anche in ambiti artistici e commerciali sin dai primi del Novecento. In ambito commerciale è usata principalmente per stampare immagini su tessuti di seta, T-shirt, foulard, cappelli, CD, DVD, ceramica, vetro, polipropilene, polietilene, carta, metalli e legno. La diversa definizione delle tipologie di serigrafia dipende dalle procedure e dagli obiettivi (ad esempio la serigrafia tessile è un ambito applicativo quasi a sé stante e include tutte le specialistiche applicazioni per gli innumerevoli supporti definiti tessuti); la serigrafia grafica è quella normalmente intesa per stampa pubblicitaria o di illustrazioni e grafici o disegni; la serigrafia industriale per applicazioni di decorazione funzionale e non solo decorativa (pannelli di comando, segnaletica stradale ecc.), serigrafia artistica è sia tecnica artistica che modalità operativa per riprodurre opere più vicine possibile all’originale.

Stampa digitale è un termine generico per identificare un sistema di stampa dove la forma da stampare viene generata attraverso processi elettronici e impressa direttamente sul supporto da stampare. Esistono plotter che utilizzano la tecnologia a getto d’inchiostro unita ad una funzione di taglio (chiamata anche sagomatura o scontorno) che stampano, oltre che sui comuni materiali come banner, carta e tele artistiche, anche e principalmente su vinili adesivi. La stampa, una volta eseguita, può essere sagomata nella forma voluta dall’operatore per creare adesivi di varia forma, anche a pezzo unico. Questo sistema è complementare alla serigrafia poiché consente all’operatore di produrre adesivi in piccole pezzature senza necessità di allestire un impianto serigrafico. Questi plotter sono usati da serigrafi, tipografi, agenzie grafiche, centri copia e centri di stampa. La tecnologia di stampa&taglio in un’unica periferica venne utilizzata per la prima volta nel 1995, su un sistema di stampa a trasferimento termico, e successivamente passata su plotter a getto d’inchiostro. È oggi possibile trovare plotter di stampa&taglio in quadricromia, esacromia inchiostri bianchi ed inchiostri metallici. L’inchiostro metallico si combina con la quadricromia per ottenere particolari effetti di stampa metallizzati. Generalmente, il software RIP che gestisce la stampa permette all’operatore di scegliere la combinazione voluta, come ad esempio sul Roland Versaworks o su altri RIP per la stampa digitale.

La Stampa offset è un processo di stampa planografico (riferito al particolare sistema di stampa che utilizza matrici piane tipiche della fototipia e della litografia) indiretto che si basa sul fenomeno di repulsione tra acqua e sostanze grasse (nello specifico gli inchiostri). È un metodo definito planografico perché i grafismi e i contro-grafismi sono sullo stesso piano. E’ un processo di stampa planografico (riferito al particolare sistema di stampa che utilizza matrici piane tipiche della fototipia e della litografia) indiretto che si basa sul fenomeno di repulsione tra acqua e sostanze grasse (nello specifico gli inchiostri). È un metodo definito planografico perché i grafismi e i contro-grafismisono sullo stesso piano. L’inchiostro viene introdotto nel calamaio e da qui passa al gruppo di macinazione, formato da numerosi rulli di diverso diametro che ruotando rendono fluido l’inchiostro stesso. Alcuni di questi rulli hanno anche un movimento trasversale, che consente di rendere uniforme la distribuzione dell’inchiostro sulla lastra. La lastra è avvolta su un cilindro e viene toccata dai rulli bagnatori e dai rulli inchiostratori. I primi vi trasferiscono un velo di acqua di bagnatura, generalmente una soluzione di acqua e alcol isopropilico, i secondi l’inchiostro. Gli inchiostri, che sono grassi, aderiscono solo alla parte lavorata della lastra (grafismo), mentre l’acqua, per il principio di idrorepellenza, non bagna gli stessi grafismi perché respinta dall’inchiostro (grasso). L’acqua di bagnatura serve quindi a definire con precisione i contorni dei grafismi. Il rapporto fra acqua di bagnatura e inchiostro non è costante, varia ovviamente in funzione di altri parametri come la velocità di trasferimento. È fondamentale che il rapporto sia equilibrato e questo richiede notevole padronanza del processo da parte degli operatori. La lastra trasferisce quindi le immagini sul telo di caucciù, che riceve l’inchiostro ma non l’acqua, il quale trasferisce la stampa sul foglio con l’ausilio del cilindro di contropressione. Questo metodo è anche chiamato “stampa indiretta”. L’inserimento del foglio in macchina avviene attraverso un apparato, chiamato mettifoglio, costituito da una serie di aspiratori che alzano il foglio, staccandolo dai sottostanti, e lo pongono su un piano di scorrimento. Su quest’ultimo, il foglio viene posizionato grazie ad una squadra per consentire poi alle pinze del cilindro di pressione di agganciarlo, sempre nel medesimo punto. L’operazione serve per assicurare che la stampa avvenga, per tutti i fogli, ad una distanza costante ed univoca: il cosiddetto “registro” (la parte “presa” dalle pinze non può essere chiaramente stampata, cosa di cui bisogna tener conto nella progettazione grafica del prodotto da stampare). La maggior parte delle macchine offset possono stampare a più colori (di solito 4 o 5) e se il metodo dei “tre cilindri” era descrittivo per un colore, all’aumentare dei colori aumentano anche i cosiddetti “castelli di stampa” o “gruppi”. Ovvero la struttura in grado di stampare un colore per volta. Esistono anche macchine piane con sistema di voltura che consentono di stampare 8 colori, quattro colori CMYK su un lato (bianca) e quattro sull’altro (volta), ma esistono anche macchine con 10 “gruppi” e voltura in cui due vengono usate per la vernice di sovrastampa o per colori Pantone. Il foglio viene voltato automaticamente dalla macchina. Nelle macchine attuali molte operazioni sono state automatizzate: tra queste i cambi di formato e lastra, il lavaggio e la regolazione degli inchiostri tramite sofisticate centraline di controllo.
La Stampa a caldo è un sistema di stampa diretta a bobina, nel quale il trasferimento dell’elemento di contrasto è ottenuto con l’effetto combinato di pressione, calore e velocita’ di distacco. L’elemento di contrasto termotrasferibile è interposto tra la forma da stampa e il supporto da stampa. La temperatura adeguata per poter stampare deve rimanere tra i 90° ed i 150°c La matrice può essere di ottone, acciaio,magnesio o ergal. Con la stampa a caldo procediamo alla personalizzazione di buste in carta, etichette autoadesive in bobina, scatoline, sacchetti di tessuto e molti altri articoli.
La Flexografia o, più brevemente Flexo, è un metodo di stampa rotativa diretta, che usa lastre matrici a rilievo di gomma o di materiali fotopolimerici, detti cliché. Inizialmente utilizzata principalmente per gli imballaggi, era un tempo nota come stampa all’anilina per via del colorante impiegato. Attualmente è impiegata anche per produzioni più impegnative,  grazie alle migliorate caratteristiche dei componenti impiegati tanto da essere utilizzata, unitamente ad altre tecniche di stampa, anche per i quotidiani. La matrice è rilievografica, flessibile e morbida, e viene avvolta su di un cilindro. La stampa è diretta: il cliché trasferisce l’inchiostro direttamente al supporto da stampare grazie a una lieve pressione esercitata da un cilindro di pressione (kiss printing, stampa al bacio). L’inchiostrazione è applicata da un rullo d’acciaio o ceramico, (rullo Anilox) che si carica di inchiostro con due differenti sistemi: il primo, per mezzo di un calamaio pieno di inchiostro liquido, mentre una lama (racla) toglie l’eccesso dalla superficie del rullo, in modo analogo a quanto avviene per la stampa a rotocalco; il secondo sistema avviene mediante un rullo gommato che, oltre a pescare l’inchiostro da una bacinella e trasferirlo, funge anche da spatolatore sul rullo anilox con il quale è a contatto girando ad una velocità inferiore. Il cilindro anilox è inciso con diverse cellette, da 80 a 500 per centimetro. Un alto numero di cellette favorisce la stampa dei dettagli mentre un basso numero favorisce la stampa dei fondi pieni. Il materiale stampabile con la flessografia è molto vario; si possono anche utilizzare supporti con superficie ruvida e poco riflettente come ad esempio i cartoni ondulati.

Il ciclostile, o duplicatore stencil è un sistema di stampa meccanico oramai obsoleto, utilizzato in passato per produrre stampe di bassa qualità in piccola tiratura a costi estremamente contenuti, se paragonati con quelli della stampa industriale. Si basa fondamentalmente sullo stencil, il trasferimento del colore attraverso una maschera sagomata. La maschera è costituita da un foglio estremamente sottile (carta di riso) rivestito da uno strato di cera agganciato sul lato superiore ad una striscia di cartoncino. Il foglio incerato è protetto da un ulteriore foglio di carta velina, che deve essere rimosso prima di iniziare il processo di stampa. L’impressione del profilo dei caratteri, ottenuta attraverso una macchina per scrivere meccanica o penna, distrugge lo strato di cera sottostante, rendendo permeabile la carta in quel punto. Il foglio risultante, chiamato matrice, viene agganciato al tamburo della macchina di stampa, riempito di inchiostro denso (oleoso). Il meccanismo di rotazione del tamburo sincronizza il trascinamento dei fogli vuoti, sui quali si ha il trasferimento dell’inchiostro nelle sole parti prive di cera. La bassa qualità di stampa è dovuta essenzialmente alla trama del foglio matrice, che si traduce in una grossolana puntinatura degli elementi in stampa. Influenza la qualità del risultato anche l’abilità nella battitura dei caratteri con la macchina per scrivere, poiché un’azione del martelletto particolarmente forte distrugge anche la cera nelle vicinanze, producendo un carattere sbiadito e privo di dettagli. Naturalmente il nastro inchiostratore della macchina da scrivere deve essere rimosso. Il sistema può permettere, in una certa misura, stampe a colori: per ciascun colore deve essere preparata una matrice dedicata, ed il processo di stampa ripetuto riprocessando i fogli per ciascuno dei colori.