Esistono milioni di font e scegliere quello giusto per le proprie esigenze a volte è davvero complesso, perché si rischia di perdersi tra le differenze, a volte minime, tra un font e l’altro. E poi sono in molti ad essere confusi su quale font è meglio utilizzare per determinati progetti piuttosto che altri, quale siano quelli più leggibili e così via.

In questo articolo vogliamo rispondere ad alcune delle domande più quotate riguardo i font da scegliere, e darvi anche qualche consiglio su quali siano i font migliori da utilizzare per la stampa. 

Differenza tra font e carattere tipografico

Questi due termine esattamente non sono la stessa cosa. Un carattere sta alla base della grafica e della tipografia, è ciò su cui poi si costruisce tutto il resto. 

L’insieme di caratteri, quindi una lettera, un simbolo o interpunzione, che seguono tutti una stessa linea di principi formali e sono coerenti tra loro forma un carattere tipografico, e il file di questi è detto font. Poi ci sono anche i glifi, che per chiarezza spieghiamo brevemente: si tratta di tipologie dello stesso carattere, come una lettera dello stesso carattere ma maiuscola o minuscola, o le sue varianti in corsivo o bold. Quindi, possiamo dedurre che un carattere tipografico è l’unione di tutti i glifi e di tutti i caratteri accomunati da coerenza visiva. 

In definitiva, l’avvento della digitalizzazione ha portato a confondere il font con il carattere, errore piuttosto comune, dove la differenza tra i due termini è invece piuttosto elementare: il font è il file di ogni carattere.

Come scegliere il giusto font

Questo è un dilemma davvero comune, perché i font sono così tanti che scegliere il più giusto per il proprio lavoro può essere complesso. Un carattere è importante che sia dotato di legibility, ossia  deve essere leggibile; questa caratteristica riguarda la struttura grafica del carattere tipografico, come lo spessore, le grazie, la spaziatura e così via. Al contrario di quel che si può pensare, la leggibilità di un carattere non è qualcosa di soggettivo, font calligrafici e decorati non lo sono oggettivamente, perché dovrebbero essere usati per catturare l’attenzione in un punto del testo, e non in tutto. Per essere leggibile un font deve avere delle forme convenzionali, senza decorazioni e una buona spaziatura tra le lettere.

I caratteri possono essere Serif, cioè accomunati da grazie che distinguono una lettera dall’altra, oppure Sans Serif, con lettere meno definite e distinte.

Font più utilizzati

Vediamo ora quali sono i font più utilizzati in pubblicità cartacea e nei siti web:

  • Helvetica è uno dei caratteri tipografici più conosciuti, risale agli anni ’60 ed oltre ad essere molto versatile, ha ben otto varianti: ultra light, thin, light, roman, medium, bold, heavy e black. 
  • Arial è un altro tra i font più utilizzati e il più noto tra i sans serif, anche grazie all’utilizzo che ne ha fatto Windows al suo interno. E’ molto semplice da leggere sullo schermo, in quanto privo di decorazioni, e sicuramente adatto a un infinità di utilizzi.
  • Garamond è un carattere che porta il nome del suo disegnatore, uno stampatore parigino che lo realizzò per il Re Francesco I di Francia. Alla fine degli anni ’90 fu modificato e reso più elegante, novità che l’ha reso molto comune nelle pubblicità.
  • Times New Roman è uno dei primi font ad essere stato digitalizzato, quindi è largamente utilizzato sia per stampe su carta che per lavori a schermo.
  • Calibri è stato creato per utilizzare al meglio il pacchetto Office di Microsoft nel 2007; anche questo è un font sans serif, quindi leggibile e senza ornamenti, adatto a tutti gli utilizzi in cui una buona leggibilità è fondamentale, come nelle presentazioni o nelle email.